Dopo lunghe tergiversazioni, il permesso veniva concesso, ma non si approvava il titolo "del flusso e reflusso", aggiungendosi essere mente del Pontefice che il titolo e soggetto proposto fosse "assolutamente della matematica considerazione della posizione Copernicana intorno al moto della terra, con fine di provare che, rimossa la rivelazione di Dio e la dottrina sacra, si potrebbero salvare le apparenze in questa posizione, sciogliendo tutte le persuasioni contrarie che dall'esperienza e filosofia peripatetica si potessero addurre, sì che mai si conceda la verità assoluta, ma solamente la ipotetica e senza le Scritture, a questa opinione".
Nè con ciò erano ancora rimosse tutte le difficoltà; il P. Riccardi nicchiava a mandare il proemio, il quale finalmente, "tirato, come si suol dire, per i capelli", acconsentì a liberare.
Intanto Galileo, insofferente degli indugi, aveva già fatto por mano alla stampa che fu compiuta il 21 febbraio 1632, ed il libro, fra i più famosi di tutte le letterature, dedicato al Granduca, usciva col titolo: "Dialogo di Galileo Galilei Linceo, Matematico sopraordinario dello Studio di Pisa e Filosofo e Matematico primario del Serenissimo Granduca di Toscana. Dove ne i congressi di quattro giornate si discorre sopra i due Massimi Sistemi del mondo, Tolemaico e Copernicano, proponendo indeterminatamente le ragioni filosofiche e naturali tanto per l'una quanto per l'altra parte".
IX.
Nell'atto di accompagnare all'Inquisitore di Firenze il proemio, "ma con libertà dell'autore di mutarlo e fiorirlo quanto alle parole come si osservi la sostanza del contenuto", era espressamente notato: "nel fine si dovrà fare la perorazione delle opere in conseguenza di questa prefazione, aggiungendo il Sig.
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