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      Capitolo X
     
      IL FINITO E L'INFINITO
     
      Quanto pių si applica la logica, tanto pių la contraddizione si sviluppa; essa diventa l'anima della natura. Compariamo due esseri, un fanciullo ed un uomo: che dice la logica? Tra il fanciullo e l'uomo non vi ha identitā, nč equazione, nč deduzione; perchč? perchč il fanciullo differisce dall'uomo. Qual'č questa differenza? Il fanciullo non ha la statura, nč la forza, nč la ragione, nč l'esperienza dell'uomo; tutte qualitā che relativamente al fanciullo sono negazioni, che si potrebbero rappresentare col - dell'algebra. Proseguiamo l'esame: il fanciullo si áltera, diventa uomo, e tutte le negazioni sono diventate affermazioni, che potrebbero essere presentate col + dell'algebra. Gli oggetti passano adunque dalla negazione alla affermazione, e viceversa dalla affermazione alla negazione, dal meno al pių, e dal pių al meno; in altri termini, passano da un contrario all'altro. Enesidemo diceva che il contrario appare nello stesso; egli č certo che il sė e il no appaiono in ogni oggetto.
      Il finito e l'infinito sono i contrari matematici dell'universo: si scoprono volendo misurare gli oggetti. A prima giunta, misurando le cose, siamo d'accordo colla logica, procediamo, per equazioni; perō, datosi principio al misurare, la logica richiede che si continui, che si finisca, che le parti pių piccole e le pių grandi siano misurate e volendo obbedire alla logica ci accorgiamo che non possiamo obbedire, che non finiremo mai di misurare, che siamo in faccia allo incommensurabile, in faccia a un doppio infinito che si scopre agli estremi della piccolezza.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693