La distinzione tra noi e le cose č schietta, profonda; egli č impossibile di confondere il pensiero colle cose, la credenza coll'oggetto della credenza; e se il mondo č fuori di me, io non posso conoscerlo senza cessare di essere io. Per l'identitā non si troverā il passaggio dall'io al non-io, se non quando i due termini saranno identificati, cioč quando sarā tolta la possibilitā stessa di transire dall'uno all'altro. - La forma della equazione trovasi egualmente impotente. L'affermazione del giudizio non č uguale all'oggetto affermato; la percezione non č uguale alla cosa percetta. Se questa eguaglianza esistesse, il mondo sarebbe il mio proprio pensiero fuori di me. - La deduzione ci rifiuta alla sua volta il passaggio dall'io al non-io, non potendo noi trovargli nč la premessa, nč il termine medio.
La premessa manca, perchč noi non sappiamo se il punto di partenza della dimostrazione del non-io dev'essere preso in noi o fuori di noi. La psicologia esige che il punto di partenza sia in noi; essa mi ha isolato, dunque tocca a me ad uscire dalla mia solitudine; essa mi ha mostrato il mondo nelle mie credenze, ne' miei pensieri, dunque spetta alle mie credenze, a' miei pensieri il fornire la premessa alla dimostrazione della natura. Ma la fisica reclama anche essa il punto di partenza; č dessa che dispiega dinanzi a noi lo spettacolo dell'universo e che domina i nostri pensieri; i pensieri non sarebbero se la natura non fosse, e la natura vuole che il ragionamento passi dalle cose ai pensieri, dal non-io all'io.
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