Capitolo II
CRITICA DELLE DIMOSTRAZIONIDELL'ESISTENZA DI DIO
Tutte le dimostrazioni dell'esistenza di Dio riduconsi a tre: provasi Dio o per le idee, o per le cause, o per l'ordine della natura.
La migliore delle prove, quella che si fonda sulle idee, riducesi al seguente ragionamento: «Č possibile di concepire un essere perfetto, e nessuno puņ rifiutare questa facoltą alla nostra intelligenza. In presenza d'ogni oggetto io concepisco un oggetto superiore in forza, in grandezza, in bellezza; io posso sempre oltrepassare ogni perfezione finita; oltrepassando il finito, posso concepire un essere di cui la perfezione č infinita. Ora l'essere che si suppone perfetto deve riunire tutte le perfezioni; l'esistenza č una perfezione; ed io debbo aggiungere la perfezione dell'esistenza all'essere che concepisco eccelsamente perfetto: dunque l'essere perfetto esiste realmente.» Qui gli ostacoli sono scaltramente schivati. La dimostrazione trova le sue premesse nell'idea della perfezione, nč richiede altro dato che il mio pensiero, vero o falso, e la nozione ipotetica della divinitą. Era mestieri di passare dalla idea di Dio all'esistenza di Dio, e il passaggio si attua col mezzo di una equazione. Si dice: io concepisco un essere che riunisce tutte le perfezioni; l'una di esse č l'esistenza, dunque l'essere eminentemente perfetto esiste; dunque al colmo della perfezione si trova l'eguaglianza tra il concetto e l'esistenza, tra il parere e l'essere: dunque, innalzandosi alla pił alta perfezione, il pensiero sempre immanente al suo oggetto, senza mai toccarlo, finisce per uscire di sč, per confondersi con la realtą. Esaminiamo questa prova.
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