Pagina (93/693)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La dimostrazione più antica e più popolare, che inganna i teologi coll'ordine della natura, non giunge nemmeno ad afferrare l'idea di Dio, e si perde in mezzo ai genii del paganesimo. La seconda prova che invoca un Dio infinito per isfuggire all'assurdità di una serie infinita di cause finite, si trova sempre al suo punto di partenza, sempre nella lotta del finito e dell'infinito. La prova più dotta accolta da Descartes e da Leibniz, si risolve in un doppio equivoco sull'idea dell'esistenza e su quella della perfezione. Da ultimo, Dio si svolge fatalmente ne' suoi attributi infiniti: e le pompose metafore dell'onniscienza, della giustizia infinita, e della misericordia senza limiti, portano la discordia nel seno dello Eterno, e finiscono per rendere incomprensibile l'opera della teologia.
     
     
     
      Capitolo III
     
      GLI ATTRIBUTI DI DIO RENDONO IL MONDOIMPOSSIBILE
     
      Stabilita l'esistenza di Dio, invece di spiegare il mondo, lo rende impossibile. Dio dista dalla natura quanto la natura da Dio; l'impossibilità di passare dal creato al creatore, dagli esseri all'essere si riproduce in senso inverso, volendo passare dal creatore al creato, dall'essere agli esseri. Dio è immenso, e l'immensità distrugge lo spazio che si divide e si limita; Dio è eterno, e l'eternità sopprime il tempo; Dio è infinito, e l'infinito esclude il mondo, lo riduce a un'illusione, e anche come illusione deve sparire per non porre un limite in Dio. La divinità è inalterabile, e l'inalterabilità osta pure alla creazione. Come uscirebbe il creato dal seno di ciò che non cambia?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Dio Dio Descartes Leibniz Dio Eterno Dio Dio Dio Dio Dio