Ci resta di sottomettere la logica stessa al proprio impero, onde esaminare l'istrumento dell'universale demolizione.
Abbiamo dato il nome di logica alle tre forme della certezza, dobbiamo chiamare materia della logica tutto ciō che non č nč l'identitā, nč l'equazione, nč il sillogismo. La materia della logica abbraccia dunque le cose, i pensieri, tutte le veritā, tutti i concetti possibili. La logica e la materia della logica, lo abbiamo visto, si respingono mutuamente: la logica rende impossibile la natura, il pensiero, il dovere, gli interessi; se la logica esiste, tutto deve perire; e viceversa, se la natura, se l'uomo, se tutti i fenomeni sono, non fossero che semplici errori, č la logica che trovasi impossibile e che devesi annullare, come la forma ingannevole del nostro intelletto, come l'errore della nostra ragione. Quindi la logica e la materia della logica costituiscono i due termini di un immenso dilemma: credete alla logica? rinunciate alla natura: credete alla natura? rinunciate alla logica.
La logica e la natura vanno insieme intimamente collegati; senza la materia della logica, senza la natura, senza il pensiero, la logica resta sconosciuta; non si ha idea nč dell'identitā, nč dell'equazione, nč del sillogismo; senza la logica non si perviene a conoscere nč la natura, nč il pensiero; si confonde l'identico col diverso, l'eguale col diseguale, il tutto colla parte. La logica č la condizione della natura e del pensiero; e sta alla sua propria materia, cioč all'universo insensato e pensato, come lo spazio al corpo, come il tempo al moto, come il genere all'individuo, come la causa all'effetto.
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