Nella prefazione del suo sistema, Descartes immedesima la chiara e distinta percezione colla chiarezza logica, quindi divien critico e dubita di tutto. Disprezza la storia, la politica come cose per sč incerte e variabili; considera la morale come un accidente su cui bisogna prendere a caso la decisione che dirigerą la nostra vita. Descartes sdegna le veritą tutte della tradizione che il minimo sforzo della nostra mente puņ mettere in dubbio; disdegna quindi ogni autoritą, ogni governo, ogni legge, perchč la via al dubbio rimane sempre aperta lą dove manca la certezza matematica. Sotto l'impero della logica, il filosofo francese non sa distinguere il sogno dalla veglia, dubita della esistenza del mondo, pensa che l'universo possa essere un errore del nostro spirito; e che un genio qualunque, ingannandoci col mezzo de' nostri organi, potrebbe creare l'apparenza di un mondo che non esiste. Sotto l'impero della logica tutto č falso, tutto incerto, non vi ha limite alla critica. Ma la chiara e distinta percezione s'identifica, d'altra parte, colla chiarezza della materia della logica; e allora la scena si muta, il moto s'interverte, tutto č certo. Descartes passa arbitrariamente dall'evidenza del suo pensiero a quella della sua esistenza, dal suo concetto di Dio all'esistenza di Dio: Descartes assevera arbitrariamente che Dio č creatore; che quanto appare esiste, che Dio non saprebbe ingannarci, nč per mezzo della natura, nč per mezzo de' nostri sensi; sostituisce cosģ la percezione materiale, travisata da' suoi dogmi, alla percezione logica; sostituisce la materia della logica alla logica, e di corollario in corollario, giunge a soppiantare l'assioma logico che tutto č falso, coll'assioma materiale che tutto č vero.
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