Non progredendo apertamente coll'istrumento della logica, Kant non coglie al vero le antinomie. L'io e il pensiero non solo s'uniscono arbitrariamente, ma si escludono scambievolmente: il non-io non č solo affermato gratuitamente, ma č affermato contraddittoriamente, dovendo io ignorare ciō che č fuori di me. - Quali sono le antinomie di Kant? Riduconsi al finito e all'infinito, alla libertā ed alla fatalitā, a Dio ed alla natura; antinomie che il filosofo tedesco annovera e classifica artificialmente sotto le diverse categorie della ragione. Nuovo errore. Le antinomie sono in noi e fuori di noi; non si riducono nč a tre, nč a dieci, nč a venti; non possono essere nč classificate, nč coordinate; la stessa idea di ordinare le antinomie si oppone alla critica, e la distrugge. Dio č il termine pių importante dell'antinomia di Kant, e Dio non doveva mostrarsi nella critica; non č un fatto, non č un'evidenza, ma un'iperbole che conferma la critica, un sotterfugio che compromette quelli che vi ricorrono. - Infine Kant pretende sciogliere le antinomie; ed evita le une imputandole a un difetto del nostro intendimento; scioglie le altre scegliendo una tesi malgrado l'antitesi, per la ragione che la necessitā di operare ci impone certe credenze. Nel primo caso continua l'errore psicologico, che imputa le antinomie a un difetto della mente. Quando poi sceglie certe tesi perchč la necessitā di agire legittima certe credenze, egli disconosce e l'antinomia e l'azione. L'antinomia non ci lascia liberi, il suo dilemma č impassibile, eterno, nč si lascia piegare da alcuna convenienza, da alcun interesse: il vero č vero; il fatto, fatto; torna esso a nostra ruina? tanto peggio, nč ci č dato di mutano.
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