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      Scuotiamo il giogo anticipato della logica, aderiamo all'apparenza: i rapporti fra le cose discendono dalle regioni dell'impossibile, ma non sono da noi inventati, ci sono imposti; e la loro evidenza si manifesta nelle affinità chimiche, nelle influenze vitali, nell'urto, nelle attrazioni della natura. Dunque i rapporti sono, la logica deve obbedire: e il rapporto s'impadronisce della triplice forma dell'identità, dell'equazione e del sillogismo. I rapporti esistono, e per l'identità si distinguono tra loro: si distinguono da tutti gli altri fenomeni, e reclamano le conseguenze logiche della loro esistenza. Così l'attrazione è ciò che è, non potrebbe essere e non essere nel tempo stesso; non è l'affinità chimica, non l'attrazione vitale dell'amore. Ogni influenza esercitata da un oggetto è una forza. Che s'intende per forza? la potenza di muovere, di spostare, di trasformare; ora, il moto cade sotto il calcolo; tra le forze havvi eguaglianza e ineguaglianza, e pertanto i rapporti dominano l'equazione. Infine, i rapporti sono proprietà, sono termini; sono dunque elementi che hanno diritto di mostrarsi nel sillogismo, per guidarci verso nuove conclusioni.
      Egli è dunque evidente che l'apparenza è nell'essere, nell'alterarsi, nell'influire; costituisce il nostro solo ed unico a priori, sul quale si fondano tutte le scienze; la natura pone la base, la logica dà l'edificio; noi non abbiamo in nostro arbitrio nè la base, nè la costruzione.
     
     
     
      Capitolo IV
     
      LA CRITICA NEGATIVA E LA CRITICA POSITIVA


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693