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      Ma dinanzi a un'altra natura potrebbero non essere universali, non essere necessari; la loro eternitą non č dunque se non quella dell'ipotesi, che collega il genere coll'individuo. Finchč l'individuo esiste, il genere gli č immanente, necessario, universale, infinito, eterno; se l'individuo scompare, l'ombra del genere svanisce. Il tempo e lo spazio sono come l'ombra ideale, inseparabile dalla nostra esistenza; se vogliam sopprimerli, noi diventiamo positivamente inconcepibili a noi stessi.
      Si dirą: «Il tempo e lo spazio erano prima di voi, saranno dopo di voi; sono adunque universali, necessari per sč stessi, astrazione fatta dalla natura e indipendentemente dal nostro modo di concepire. Io rispondo: che sono necessari, universali, eterni, infiniti, relativamente al nostro modo di concepire, relativamente alla apparizione ed alla disparizione della natura dinanzi a noi. Finchč restiamo su questo teatro, il tempo e lo spazio sono le condizioni della nostra scena; sia il teatro pieno o vuoto, il tempo e lo spazio restano. Se al teatro succedesse un nuovo teatro, una nuova creazione, la quale si opponesse alla creazione attuale e la smentisse colla forza di una contraddizione positiva, se all'universo succedesse un nuovo universo nč esteso, nč successivo nel suo sviluppo particolare, il tempo e lo spazio potrebbero svanire alla loro volta, come il genere antidiluviano del mastodonte č scomparso dinanzi al genere umano. La possibilitą di concepire una creazione superiore al tempo e allo spazio č implicata nell'esistenza di un genere che si pone superiore al tempo e allo spazio.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693