Talete pensō che la materia č l'acqua, e che l'acqua trovasi nel fondo di tutti gli esseri. Essa inumidisce i germi, feconda la terra colle piogge, coi fiumi, coi laghi; la terra stessa č un deposito dell'acqua; evaporandosi, l'acqua genera l'aria, alimenta il fuoco; quando il freddo l'assorbe, genera i metalli, che sono liquidi consolidati. Dovunque l'acqua dispensa la vita alla superficie della terra, come nel fondo dell'Oceano e intendiamo come Talete vedesse la forza generatrice dell'acqua in tutti i fenomeni; essa sembrava rivelargli il sillogismo occulto di tutte le metamorfosi.
S'incontra un'obbiezione, primo cenno d'una critica che ignora sč stessa: perchč l'apparenza dell'acqua deve signoreggiare tutte le apparenze? Invece di esser causa, perchč non sarebbe l'effetto d'altra materia pių sottile, pių variabile, pių penetrante? Di lā i sistemi d'Anassimene e di Diogene d'Apollonia: ivi l'aria succede all'acqua, invade l'universo, crea il freddo, il caldo, si condensa; i gradi di densitā formano gli elementi; essa nutre la vita, la governa. Onde meglio spiegare il mondo, Diogene d'Apollonia vuole l'aria intelligente e ragionevole; non č pių l'aria atmosferica, essa sa molte cose, č quasi un Dio. La genesi del mondo per mezzo dell'aria, dedotta di fenomeno in fenomeno, rendeva ragione della terra, del pensiero, dell'uomo.
La critica s'avanza d'un passo: l'aria, domanda essa, č realmente la materia universale? č il pių forte, il pių sottile degli elementi? non havvi forse un momento in cui la forza dell'aria vien superata da una materia pių vivificante?
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