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      Era mestieri d'un'uscita a questa contraddizione, ch'era presa per una contraddizione dei filosofi, e la nuova uscita fu l'atomo di Democrito, l'atomo che non nasce, non perisce, che fissa la materia nella sua quantità inviolabile, e la cui variazione si riduce al rapporto, alla figura, alla disposizione. L'atomo appagava la logica, e in pari tempo riproduceva la contraddizione più forte e più aperta. E in qual modo l'atomo è desso percepito? Vien supposto, ma non appare; trascende l'apparenza; il nostro senso non percepisce che le immagini (e?´?d??a), che si staccano dagli atomi, o piuttosto dagli atomi combinati. La materia è dunque un'ipotesi imaginata per ispiegare le variazioni del mondo: ma l'atomo spiega il cambiamento con una materia che non cambia: spiega l'apparire delle qualità variabili, con una materia invariabile; spiega la fusione, l'individuazione, la vita con una materia, le cui parti rimangono disunite, senza azione continua. Per render ragione del cambiamento, Talete avea cercato la materia del cambiamento; per render conto della diversità delle materie, Anassimandro avea posto il caos; per uscire da una confusione impossibile, proclamavasi l'atomo: e l'atomo dava una formale mentita alla natura, la rendeva impossibile.
      Quando Platone ed Aristotele ebbero ben intesa la contraddizione, la metafisica della materia subì una compiuta rivoluzione. Era convenuto che la materia rendeva impossibile la formazione e la distinzione degli esseri; era convenuto che la quantità fissa, che chiamasi acqua, aria, fuoco, caos, omeomeria, atomo, rendeva impossibile la diversità delle cose: era evidente che prima di tutto bisognava render ragione di ciò che appare, della diversità, del cambiamento, dell'alterazione, della vita, della ragione.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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