IL NATURALISTA.
La monade di Leibnitz è un'anima separata dal corpo, un'anima che pensa sempre, che diviene un giorno una rosa, l'altro giorno un frammento di tavola, più tardi l'uomo e forse un mondo. Leibnitz affermava a buon diritto che le anime sono in tutti gli esseri; l'error suo era di darsi in balia alla logica, che lo adduceva a negare i corpi.
IL TEOLOGO.
Insegnatemi adunque a distinguere l'anima dal corpo.
IL NATURALISTA.
Il cielo me ne guardi.
IL TEOLOGO.
Dunque voi confondete l'anima col corpo.
IL NATURALISTA.
Senza dubbio: riconosco l'anima là dove appare, nell'albero, nel cristallo, nel sasso, in ogni germe, in ogni molecola capace di subordinare al suo impero due o più molecole per farne un oggetto unico, o, come si dice, organizzato.
IL TEOLOGO.
Così ogni molecola, ogni seme, ogni corpo organizzato o dominante, sarà nello stesso tempo spirito e materia: e come ogni seme è materiale, potrà alla sua volta comporsi di altri semi o molecole, le quali alla loro volta saranno spirito e materia, e noi avremmo anime composte di anime.
IL NATURALISTA.
Non vi sono forse dei corpi composti di corpi? Se per caso il seme della rosa contenesse altri semi più sottili, momentaneamente inerti, ma pronti a germogliare in un ambiente più etereo, trasportati in questo ambiente non mancheranno di fiorire, e la rosa perirà.
IL TEOLOGO.
Avete dimenticato che l'anima è indivisibile.
IL NATURALISTA.
E voi, che il corpo è divisibile.
IL TEOLOGO.
Or ora avete esagerato il principio della indivisibilità, ed io accordava alle rose un'anima per salvare la vostra; tra me pensava esser meglio immortalizzare le rose, che lasciar morire gli uomini; adesso voi negate il principio che mi avete accordato, cioè l'indivisibilità delle anime.
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Leibnitz
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