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      Accusate voi le passioni di turbare le idee? perchč non accuseremo piuttosto la confusione, il disordine, il delirio delle idee innate, sempre vinte dagli accidenti esterni e dal variare della sensibilitą? Se le idee sono sģ deboli, se non possono fissarsi, se formano un vero caos, in cui il distinguere i generi spetta al senso, questo caos senza forma non č forse il difetto d'ogni idea?
      Volendo rendere possibile il variare delle opinioni e l'insegnamento dell'esperienza, Aristotele negava la teoria della reminiscenza: mostrava ogni scienza acquisita, ogni idea trasmessa all'intelletto dalla sensazione, stabiliva l'assioma nihil in intellectu quod prius non fuerit in sensu. L'asserto non bastava, il peripatetismo procede per via di equazioni; conveniva dichiarare il processo con cui il genere, fatto eguale da Aristotele alla materia d'ogni oggetto, potesse, a traverso il senso, deporre un'idea nel nostro intelletto. D'indi il problema: in qual modo le idee possono derivare dalla sensazione? Il sistema peripatetico dą due risposte distinte. Giusta il trattato Dell'Anima, il senso non percepisce se non l'individuo, voglio dire l'essenza, fatta sensazione dalla materia, la quale č il genere d'Aristotele. Ora, se nel senso havvi solo l'individuo, l'intelletto non dedurrą alcuna idea generale dalla sensazione, la generalizzazione sarą impossibile, le idee saranno impossibili. Tale era la conseguenza rigorosa della metafisica peripatetica; per evitarla, Aristotele įltera il suo concetto, e alla fine degli Analitici Postremi formula la seconda risposta.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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