Il genio e la tradizione si collegano nella loro origine, nel loro sviluppo e nel loro risultato. Nella loro origine, perchè il primo principio della rivelazione sociale e l'istromento della ragione sono gli stessi negli uomini e ne' popoli: nel loro sviluppo, perché il genio è figlio della tradizione, che fornisce i dati, che stabilisce i problemi, mentre alla sua volta la tradizione si compone di scoperte e d'invenzioni individuali, e sarebbe annientata se le si togliesse quanto deve agli inventori. Nelle loro risultanze il genio e la società rimangono ancora indivisibili; il genio inventa ciò che tutti vorrebbero inventare, produce ciò che tutti vorrebbero produrre, prende la società e la tradizione là dove sono, per condurle là dove vogliono giungere. L'inventore trovasi in disaccordo col popolo? Viene dimenticato, l'invenzione rimane sterile: la stampa, la polvere, la bussola erano note alla China più secoli prima che all'Europa; trassero forse la società chinese al di là della sua meta? Ne turbarono la quiete? No; l'accidente non può prevalere sul corso del pensiero. Altronde, accettare un ragionamento è farlo. Non s'intende il pensiero del genio, non diventa proprietà universale se non perché trovasi in comunicazione colle idee di tutti, e pronto a spuntare da sè in ognuno. Dunque se la tradizione accetta l'opera del genio, se il popolo la intende, se Sparta adotta le leggi di Licurgo, se la Francia fa suoi i libri di Rousseau, egli è che i popoli sono logici quanto gli individui, egli è perché gli uni e gli altri camminano verso la medesima meta.
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