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      Descartes diffidava della società, paragonava l'incivilimento alle vecchie città irregolarmente costrutte nel corso dei secoli dal popolo che le abita. Invece di guardare alle case, doveva guardare alle idee: le prime rimangono sempre dove furono poste, le idee sono mobili, si rifondono ad ogni istante, ed ogni generazione vi mette la mano per rifarle regolari e simmetriche, come una città fondata da un unico architetto- La logica non sa dare la preferenza all'individuo, né alla società; la rivelazione sceglie, e sola sa scegliere; essa dà a Licurgo il governo di Sparta, confida a Napoleone le guerre di Francia: da un altro lato, essa svolge i destini di Roma col senato, dirige la rivoluzione coll'Assemblea Costituente e colla Convenzione. Da ultimo, si osservi il fatto, il sistema che sorge dall'avvicendarsi degli individui e delle assemblee; esso collega la tradizione e il genio in un'unica rivelazione. Le leggi di Roma reggono ancora il mondo: il bramismo e il buddismo escono dalla notte dei secoli, sì portentosi nell'armonia de' miti loro, che si direbbero discesi dal cielo. Quest'accordo meraviglioso de' poeti e de' popoli, de' profeti e delle genti, de' santi e de' concilii si ripete in tutte le tradizioni, in tutte le religioni sempre sistematiche, come se uno stesso Dio avesse dettato le opere de' suoi credenti. Così gli uomini e i popoli si collegano, camminano sulla stessa via, cercano la stessa meta. Qual meta? Dati insieme alla tradizione delle arti e delle scienze, applicati con tutte le forze all'industria, al commercio, ogni giorno apportano nuovi elementi all'associazione di tutti gli uomini; tendono dunque a riunire l'umanità in un sol corpo.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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