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      Siamo in errore, e l'errore consiste nell'esigere dal popolo il coraggio, la virtù de' principj che non professa; vien franteso; gli si domanda d'esser protestante quando è cattolico, di esser rivoluzionario quando è monarchico: interrogatelo sulla sua vera fede, sarà eroico quanto i Romani. Se hannovi popoli senza coraggio quando il nemico li minaccia, sì è che sono indifferenti sulla persona del signore, si è che spesso desiderano il nemico qual liberatore; in una parola, si è che la vita de' popoli risiede nei principj, e non nella terra, nelle cose materiali, nel fatto personale del governo, o nella configurazione accidentale dello Stato. La storia ideale de' sistemi che si sviluppano ne' popoli è più forte della terra: per progredire invocherà, se occorre, i nemici della patria; emigrerà forse per cercare una nuova patria al culto che deve trionfare. La storia ideale sottrae il buddismo al bramismo che l'opprimeva nelle Indie; essa sottraeva la democrazia protestante dell'America all'aristocrazia che la opprimeva in Inghilterra: in generale, ogni rivoluzione religiosa sposta i governi, i centri, altera la geografia politica, per fondare nuove nazionalità e dalla China agli Stati-Uniti vediamo schierati nei diversi paesi i diversi momenti della storia eterna de' sistemi, che si succedono nella mente di ogni uomo.
      Coosì la corruzione dei sistemi non è se non il movimento della storia; non degrada l'intelligenza, nè la volontà de' popoli; non può essere funesta se non in una catastrofe fisica o guerriera dove periscano le condizioni esterne dell'incivilimento.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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