6.° I sentimenti non possono neanche essere direttamente misurati. Quando vien detto che un uomo è cupido, che la sua avidità è insaziabile e spietata, presto la lingua ha esaurito tutti i suoi mezzi per indicare la passione, sono i mezzi della metafora. Per esprimersi con precisione, la parola deve gettarsi nella via indiretta della realtà, e citare fatti: allora descrivonsi gli atti della cupidigia, i tormenti che si impone; mostrasi il lettuccio dell'avaro, le sordide sue abitudini, e l'atto ci svela la potenza schifosa e ineffabile della avarizia. Non si raccontano mai le catastrofi interne delle nostre passioni: l'eloquenza, il romanzo, il poema, l'arte non possono se non tracciare le scene, dipingere le situazioni esterne, disporre i fatti, ordinare i fenomeni. Lungi dall'affrontare direttamente il sentimento, il poeta si toglie con tutta la sua forza dalla via diretta; e se non riesce nello sforzo, cade fatalmente nell'astratto; la poesia inaridisce. In qual modo il poeta ci ha rappresentato l'ira d'Achille? Coi fatti; e svolge dinanzi a noi un dramma, ci rende spettatori dell'ingiurioso ratto di Criseide; l'eroe si ritira sotto la sua tenda, freddo mira la strage dei Greci, non si piega alle istanze di tutti i capitani, e non si arma se non quel giorno in cui Ettore gli ha ucciso l'amico. No; Omero non canta l'ira d'Achille; egli descrive, racconta, ci trasporta sotto le mura di Troja, e tutti i sentimenti del suo eroe si risvegliano in noi. Shakespeare non ci descrive l'amore di Giulietta e di Romeo, ne espone la storia; Giulietta discende viva nella tomba per raggiungere il suo amante e il poeta desta collo spettacolo esteriore della tragedia tutte le forze della nostra interna rivelazione.
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