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      Io chiamo ritmo della vita, la misura primitiva e proporzionale che presiede alla combinazione de' nostri istinti.
      L'essenza dell'uomo trovasi nel ritmo, e non nella ragione. La ragione si limita ad affermare, a negare; non può spiegar nulla; non ha scopo, nulla vuole, nulla cerca: se un dramma s'interrompe, non ne dimanda il seguito; se la conversazione si ferma, non ne cerca la conclusione. Per la ragione tutte le proposizioni hanno lo stesso valore, o piuttosto non hanno valore alcuno. La vita sola apprezza, dà un valore alle cose, e pertanto il ritmo della vita dà solo un senso al dramma, alla commedia, al discorso: ne dimanda la fine, la conclusione, respingendo la leggerezza, la frivolezza, la stravaganza come vizi che falsano i valori. L'intelligenza non regna dunque sulla vita; al contrario, la vita si serve dell'intelligenza; essa determina lo scopo, l'interesse che si vuol raggiungere, e l'intelligenza obbedisce, subordina i mezzi allo scopo, attua le nostre intenzioni nel mondo in una maniera meccanica. La ragione dev'essere serva dell'istinto. Se i miei desiderj cessassero, a che la mia ragione?
      Siamo adunque mezzo ispirati e mezzo automi. Siamo ispirati per l'istinto, per la vita; siamo automi per la ragione che la vita domina onde attuarsi meccanicamente nel mondo. Il doppio fenomeno della ispirazione e del meccanismo trovasi dappertutto. L'amante è ispirato quando ama, e diventa intelligente e meccanico per raggiungere lo scopo dell'amore; l'ispirazione del coraggio sorge da un mistero vitale, ma nell'attuarsi rende ragione de' suoi atti.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693