Ma la parte non può abbracciare il tutto, e finisce a negarlo. Si può riscontrare in Loke, in Helvetius la dialettica della sensibilità, che riduce tutti i fenomeni della vita all'egoismo meccanico, per essa la pietà diventa l'interesse personale, un ritorno sopra noi stessi; l'amore della famiglia si trasforma nell'amore della nostra persona; il coraggio si riduce ad una forma della viltà; la religione ad una riunione accidentale di nozioni chimeriche: il genio ad una felice compagine di sensazioni. La teoria delle sensazioni è una specie di atomismo, i suoi atomi sono le sensazioni, gli interessi che si combinano, si separano e vanno coordinandosi e disponendosi in noi stessi. Ne consegue in primo luogo, che i vizi dell'atomismo si riproducono nella teoria della sensazione. L'atomismo materiale non crea gli esseri, non rende ragione dell'unità del corpo organizzato, trovasi in contraddizione colle qualità che appaiono, scompaiono e si combinano secondo leggi opposte alla meccanica. L'atomismo psicologico della sensazione non rende ragione del ritmo, della nostra unità, dell'armonia degli istinti; non dà alcun senso al discorso, nè un andamento all'azione; esso trovasi in contraddizione coi valori che si compongono e scompongono, secondo un'aritmetica che viola l'aritmetica materiale. Voglio credere che la pietà sia un interesse mascherato, che la religione sia una serie di nozioni climatiche, che l'inquietudine, il disagio siano i soli nostri impulsi, che l'amor proprio sia l'unico mobile dell'uomo.
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Loke Helvetius
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