L'arte deve rivelarci a noi stessi, farci sentire il ritmo dei nostri sentimenti umani, e il sistema del nostro misticismo. Per sè il sentimento, il mistero interiore sfugge ad ogni descrizione diretta, la parola lo indica senza seguirlo; la vita è ineffabile, è assente dal dizionario, o, se vuolsi afferrarla nella descrizione, si riduce ad una forza meccanica. L'arte descrive il sentimento facendolo nascere in noi stessi, e lo fa nascere sviluppando dinanzi a noi i fenomeni che lo destano. S'impadronisce delle nubi, degli astri, de' fiumi, della storia, delle catastrofi, di quanto appare fuori di noi, per risvegliare in noi la musica, il sistema de' nostri istinti. Lasciata a sè stessa, la realtà fluttua a caso in balìa di mille accidenti del mondo fisico; ci opprime colle particolarità volgari, schifose o prosaiche; il ritmo della vita non è pago se non tratto tratto in una festa, sul campo di battaglia, nell'aula d'un senato: anche ne' momenti più solenni, la vita vincolata alla realtà, trovasi oppressa dall'attrito di tutte le forze che violano il nostro ritmo. La poesia lascia le circostanze insignificanti, le cose volgari, lascia il caso della materia per riunire solo i fenomeni che risvegliano i fenomeni magici del sentimento e colla descrizione fantastica elude la doppia impossibilità di descrivere direttamente il sentimento, e di destarlo colla descrizione fedele degli oggetti che lo sforzano a manifestarsi. Col fantastico la poesia rifà dunque la natura secondo il ritmo della vita; finge, sposta, falsa gli avvenimenti, li ravvicina, li separa, nulla può opporsi al suo capriccio; ed è così che essa rivela la vita alla vita.
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