Ne nasce che l'imitazione artistica travisa le cose, trasforma gli alberi in colonne, le foglie in volute fantastiche, il passo nella danza, il suono nella musica, il racconto nell'epopea; dovunque l'arte diventa infedele al fatto per rimaner fedelissima alla vita che vibra in noi. - Kant rendeva ragione dell'arte mediante il principio della finalità; la faceva consistere nell'ordine. Egli è vero che imitando la natura, essa deve subirne le leggi; parlando alla vita, essa deve richiamarne l'ordine organico, ordinare i mezzi allo scopo, l'effetto all'ultima causa. Ma la finalità poetica è compiutamente arbitraria, limitasi a fingere il meccanismo esterno. Nel meccanismo si obbedisce alla finalità per ricavarne effetti esterni; nella poesia le si obbedisce per ottenere effetti interni sul ritmo misterioso del sentimento. - Fu detto che l'arte ha per fine di commovere la sensibilità; ma questa definizione indeterminata non si compie, non distingue la poesia dall'orgia, da ogni altra commozione, se non col dare all'eccitazione lo scopo di sentire il ritmo della vita. - Secondo alcuni l'arte è un'irradiazione del vero; e ammettiamo che lo sia, alla condizione di riporre il suo vero nella musica degli istinti, non nella verità materiale del racconto, non nella verità di un dogma. - Fu detto che istruisce; sì, l'arte insegna la verità, non la verità esterna, ma quella del ritmo; e qui la verità del poeta è più vera di quella del fisico, dello storico e del cronichista. La storia si ferma agli effetti meccanici delle grandi idee; la poesia ci svela le forze vitali che hanno disposto degli eventi esterni.
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