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      In questo senso Omero, Dante e Shakespeare sono i pių grandi storici dell'umanitā. - Da ultimo, si potrā considerare l'arte sotto l'aspetto di un insegnamento morale, darle lo scopo di appurare le passioni, di perfezionare l'uomo; ma non č di proposito deliberato, non č per una intenzione diretta che il poeta divien moralista. Interprete dell'armonia sociale e pittore del ritmo che anima l'umanitā, divien fatalmente l'interprete dell'opera de' profeti e de' legislatori, e non potrā raggiungere il sublime senza seguire la plastica misteriosa dell'ordine che spegne progressivamente coi beni il male, coordinando gli interessi della societā.
      Tutti i misteri dell'arte si spiegano quando si considera l'arte come una rivelazione della vita alla vita stessa.
      Il primo de' suoi misteri č la bellezza: non possiamo definirla, ma possiamo indicar come appare. Si manifesta all'istante in cui diventiamo spettatori disinteressati delle cose. Il serpente che ci avvelena, il cavallo che ci scavalca non sono nč belli, nč deformi, sono forze, colle quali lottiamo; non pensiamo che al dolore o al piacere, all'essere o al non-essere. Il pericolo svanisce? non isperiamo alcun vantaggio diretto? Allora il serpente, il cavallo, tutti gli esseri appaiono belli o deformi: nessun oggetto si sottrae a questa qualificazione data dalla vita. La rupe, l'onda, il rivo, tutto ci commove: per gli oggetti minimi, l'emozione č minima, impercettibile; e quando si ingrandiscono, si ingrandisce il sentimento che loro corrisponde.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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