Potrei moltiplicare gli esempi a piacere; mostrerei dappertutto la mobilità progressiva della vita, che sempre si fa giuoco de' mezzi meccanici proposti dagli inventori.
Furono distinti i pensatori dagli uomini d'azione: i primi danno i principj, i secondi li attuano. Orbene, l'attuazione è in contraddizione, non coi principj, ma colla forma materiale data dai pensatori all'utopia del loro principio. Il filosofo vagheggierà l'eguaglianza dei pastori, la felicità campestre, l'età dell'oro: l'uomo d'azione spingerà al patibolo i regi, i preti, i nobili; sarà un uomo di guerra. Il filosofo predirà la democrazia frequentando le corti, il democratico attuerà la democrazia combattendo il despotismo illuminato, l'utopia materiale vagheggiata dal filosofo.
Capitolo XIV
IL RIDICOLO
All'espressione naturale del ritmo opponsi l'antitesi di un'espressione artificiale, fittizia: la prima chiamasi seria, nella seconda appare il ridicolo.
Il ridicolo non si definisce: è un apparenza primitiva, è ineffabile come tutti i fenomeni vitali; si possono determinare le circostanze che lo accompagnano, ci sfugge sempre nella sua essenza anti-meccanica. Stando ad Hobbes esso suppone in una súbita indecenza che non ci sia personale: quæ risum movent, dice egli, tria sunt conjuncta: indecorum, alienum et subitum. Le tre condizioni possono però verificarsi senza che il ridicolo si manifesti. Se col rendere indecente un eroe si rende ridicolo, si può deriderlo senza che l'indecenza si riveli; la satira dei vizi non è la satira dell'indecenza.
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Hobbes
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