Che cosa è il deridere, il celiare? Consiste nel mistificare, nel destare timori, spaventi, contenti a controsenso, assolutamente fuori del vero. Il pesce d'aprile, le freddure, i giuochi di parole, gli indovinelli, il rebus si fan giuoco di noi, equivocando su di una doppia realtà; lo stesso dell'epigramma, della satira che maneggiano l'equivoco con maggiore superiorità ed arguzia. Don Chisciotte non è ridicolo se non perchè trasporta il sentimento della poesia cavalleresca nel mondo moderno: il suo elmo è un piatto, il suo paggio un paesano, la sua Dulcinea coltiva la terra, i giganti che combatte sono molini, le vittime che libera sono i galeotti; lo equivoco è continuo, il ridicolo perpetuo. Trasportiamo il sentimento della vita moderna nel mondo cavalleresco, non sarà meno piacevole; ne sia prova le bourgeois gentilhomme.
La parodia è fonte facilissima di ridicolo: ma dove attinge la sua forza comica? Nel contrasto tra il sublime e il volgare, tra i tempi eroici e i nostri tempi; essa conserva l'antico meccanismo urtandolo ad ogni verso: il ridicolo è agevole, il parodiare equivale al mascherare. Il perchè ogni poema eroico ebbe la sua parodia, l'Iliade come l'Eneide, le Notti di Young come il Werther: la Gerusalemme liberata fu tradotta in quasi tutti i dialetti d'Italia: al solo intendere la lingua di Arlecchino e di Pulcinella nelle bocche di Goffredo e di Tancredi l'equivoco d'un doppio vero provoca al sorriso.
La separazione tra il sistema mistico e il sistema meccanico nelle crisi religiose divien forte, ed è precisamente nella lotta delle religioni che il ridicolo sorge fortissimo.
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