La teoria fisica della follìa si ferma alle occasioni rozze ed esterne dello sconcerto intellettuale; non afferra le vere cause che alterano la serie de' congegni nervosi e meccanici dei pazzi. D'indi la doppia impossibilità di spiegare fisicamente la pazzia. In primo luogo, il fenomeno si sottrae all'occhio, si manifesta in un campo non meccanico. In secondo luogo, il meccanismo che corrisponde alle forze della nostra vita interiore si sottrae di nuovo alla nostra osservazione. Le molle, i congegni, i fluidi alterati dalle cause esterne che generano la pazzia, rimangono inaccessibili a tutti gli sforzi della fisica.
L'autopsia de' pazzi conferma l'impotenza della teoria fisica. Ecco i risultati dell'anatomia quali trovansi formulati da Esquirol: «1.° I vizi della conformazione del cranio rinvengonsi solo negli imbecilli; 2.° le lesioni organiche dell'encefalo e de' suoi viluppi non si osservano se non negli alienati, la cui follìa complicavasi colla paralisìa, colle convulsioni e coll'epilessia; 3.° tutte le lesioni organiche osservate negli alienati rinvengonsi in altri individui, che non hanno mai delirato; 4.° molti alienati non offrono alterazione alcuna; 5.° la patologia ci mostra ogni parte dell'organo encefalico alterata, suppurata, distrutta, senza lesione dell'intelletto.» Ecco adunque le lesioni senza pazzia, e la pazzia senza lesioni. Supponiamo che la pazzia corrompa realmente le diverse parti del cervello; supponiamo che la malattia si dichiari nelle parti corrotte; ammettiamo che tutti i nostri istinti, tutte le nostre facoltà si possano localizzare nei diversi compartimenti del cervello.
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Esquirol
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