Ne' suoi lucidi intervalli era un uomo ordinario.» Un altro alienato, rendendo conto della malattia da cui era guarito, dichiara che negli accessi la sua mente otteneva il dono di una felicitą straordinaria. «Tutto m'era facile», dice egli; «nei momenti d'accesso nessun ostacolo mi fermava, nč in teoria, nč in pratica. La mia memoria acquistava d'un tratto una singolar percezione, ma richiamava lunghe pagine d'autori latini: d'ordinano trovo a fatica le rime; allora scriveva il verso rapido come la prosa.» Nella monomania l'ammalato gode della sua intelligenza, puņ essere dotato di un raro ingegno; la pazzia cade su di un concetto unico. Qui ancora spiega un mirabile intendimento. Il monomane credesi perseguitato da nemici imaginari, teme che i suoi alimenti siano avvelenati; se si tenta di confutarlo, le sue risposte ci rendono attoniti. Da ultimo in molti individui la malattia č visibilmente nella volontą, la ragione č perfetta, sanno giudicare sč stessi; conoscono le conseguenze delle loro azioni, eppure non possono dominarsi. Gli uni non sanno togliersi ad un'invincibile pigrizia, rifiutano di vestirsi, di passeggiare; gli altri non possono contenere gli accessi di frenesia che, con loro terrore, sentono imminenti. Una madre spinta dalla mania ad uccidere i figli, ebbe appena il tempo di gettare dalla finestra la chiave della loro stanza; molti, nel momento dell'accesso, sollecitano i loro amici alla fuga, li pregano di sottrarsi agli indomabili loro impeti. Vedesi adunque che ora l'intelligenza č straniera alla follģa, ora la serve; e se essa serve egualmente la salute e la malattia, come mai potrebbe caratterizzare l'alienazione mentale?
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