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      A che s'impegna una simile teoria? S'impegna a trovare la ragione per cui il fisico divien morale, per cui il cervello divien pazzia, per cui una sostanza diviene una data qualità. In altri termini, la teoria fisica si trova impegnata a sciogliere la contraddizione eterna del fisico e del morale, che può tradursi nell'altra contraddizione della qualità e della sostanza, e che si traduce nell'ultima contraddizione, nella quale noi troviamo la follìa in pari tempo fisica e non fisica.
      Lo stesso si dica della teoria intellettuale; se ne trovano traccie in Malebranche, in Locke e in altri: benchè i congegni e gli espedienti siano variati, tutti fan capo al problema seguente. In qual modo l'errore prende l'apparenza della follìa? In qual modo si transisce dal falso al morboso? Qui l'errore è l'apparenza prima; deve dominare le altre apparenze, deve darci la transizione alla follìa. Ne nasce che la follìa diventa per gli uni un'associazione invincibile di idee, per gli altri una sventurata associazione; poi come l'ultimo che, il quale separa l'errore dalla demenza, non è mai nell'errore, siamo condotti finalmente dinanzi all'eterna contraddizione, per la quale la follìa è un errore senza essere un errore, contraddizione che erasi presa per un problema.
      Dobbiamo ripetere lo stesso della teoria morale. Per la teoria morale una volontà è inferma, convien quindi transire dalla volontà alla sua infermità: per esempio, dalla malinconia allo invincibile spleen dell'alienato: la volontà diviene dunque apparenza prima, deve dominare tutte le altre apparenze, generare logicamente quanto oltrepassa la volontà stessa, quanto la fa essere morbosa, traviata, ammalata.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Malebranche Locke