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      L'intelligenza serve dunque alla follìa come serve alla vita regolare: sempre dominata, senza mai dominare, si sviluppa invariabile nel suo procedere, attuando l'istinto, sia desso integro o leso. Del resto, il talento del pazzo è un immagine del vero talento, nè lo spedale de' pazzi ha dato alcuna invenzione, alcun concetto che potesse guidare l'umanità. Prima tra le condizioni del genio si è la correlazione del ritmo mistico colla rivelazione degli esseri, e se questa condizione manca, l'uomo non pensa per questo mondo.
      Se la follìa è nella vita, nella vita dovremo trovare tutte le cause della follìa. Le cause fisiche, cioè le disposizioni ereditarie, l'eccesso del caldo o del freddo, gettano nel delirio, disordinando l'apparecchio fisico del nostro sistema ritmico. L'apparecchio si sottrae alla vista, pure esiste, lo si vede nelle funzioni più rozze, nei nervi, nel cervello; e pertanto, disordinata la macchina delle passioni, il ritmo della vita deve essere falsato.
      Le cause morali conducono alla pazzia, turbando le proporzioni interne e inesplicabili della vita; un fallimento, una sciagura mutano di repente l'ambiente in cui viviamo, e il mutamento esterno potrà falsare la vita. Una passione irritata, l'eccesso dell'amore, dell'ambizione, alterano già i valori delle cose, ci fanno vivere, non nel mondo, ma in una parte del mondo; e la minima catastrofe ci mette in disaccordo colla realtà esterna, presa nel senso più alto e ci spinge fatalmente sul pendio del delirio.
      Vi sono alcune cause da cui la follìa può essere artificialmente generata.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693