Egli sforza l'alienato a imitare meccanicamente il senso comune; lo scuote ne' suoi capricci, gli applica le doccie per costringerlo a rinnegare i propri errori; lo ricompensa, lo incoraggia al primo passo verso la verità. M. Leuret non vuole che s'impieghino le rappresentazioni teatrali; in esse il medico, dice egli, si lascia dominare, si lascia sedurre (il se laisse prendre); la pazzia signoreggia la realtà, la malattia si fortifica. Invece egli applica la confutazione diretta colla parola, colla derisione, d'animo freddo, e da ultimo colla doccia. Il suo scopo è di rompere il sonnambulismo dell'ammalato. Appena l'ammalato comincia ad ondeggiare tra il sogno e la realtà, la guarigione è facile, il medico ha solo a compiere la conversione, la realtà riprende il suo ascendente naturale, e l'infermo è liberato nel momento in cui la realtà non ha più bisogno dei mezzi artificiali dell'ospizio per dominarlo. Che fa, in ultima analisi, questa cura? Colla repressione rettifica il ritmo della vita, ne assale esternamente le deviazioni; poi, quando l'ammalato dubita, quando sospetta la realtà, o piuttosto quando vacilla tra le valutazioni fittizie della follìa e le valutazioni ordinarie della vita, quando la vita comincia a diventare accessibile alla vita, allora la derisione, il consiglio, la natura compiono la guarigione. In qual modo si determina l'istante della guarigione? colla realtà? No, coll'intuizione del sistema mistico, perchè quando trattasi della poesia dalla vita non si definisce la salute meglio della malattia.
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Leuret
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