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      Istessamente nel seno della società il disinteresse anima ogni lotta interiore; il patriziato più iniquo trova uomini che lo difendono, eroi pronti al martirio per la causa dell'iniquità. Scegliamo un altro esempio; il potere regio costituisce un interesse mostruoso, confida la società ad un sol uomo. Per ciò solo che il potere regio è un interesse, esso impegna il re, fosse pur tiranno, ai maggiori sacrifizi. Signore dello Stato, il re si crederà personalmente insultato da ogni aggressione contro lo Stato; il minimo disordine lo moverà a sdegno come un'ingiuria, e se non è l'ultimo dei vili, sarà pronto a combattere. Capo di una famiglia, esaurirà tutti gli espedienti dell'astuzia e della forza per conservare il trono ai figli; ed ogni sforzo per conservare, per estendere il potere, ogni suo delitto sarà suggerito dall'antitesi dell'abnegazione. Eminentemente egoista, potrà esso diventare l'uomo più eroico del regno.
      Lo stesso Ergastolo ha le sue virtù, là hannovi gli interessi del delitto, il suo governo; l'infamia vi trova rispetto, vi assume le parti della gloria e il più gran malfattore vien doverosamente obbedito. Su che fondasi codesto suo ascendente? Sulla potenza del vizio, sull'eroismo dell'iniquità, il quale risplende egualmente nei ladroni, negli sgherri, nei pirati; ispirava un tempo le gesta de' filibustieri, e dappertutto i masnadieri raggiungono qualche volta il sublime del coraggio e della fedeltà nell'atto stesso che violano le leggi della giustizia e dell'onore.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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