Senza dubbio ogni ordine politico impone un ordine morale, ogni situazione determina i suoi doveri; havvi la guerra tra le religioni, tra le civiltà; la morale di Platone non è quella dell'evangelio, la legge di Cristo non è quella di Platone. Che dedurne? Che nessun uomo è tenuto ad essere superiore alla propria rivelazione. Gli uomini e i popoli devono obbedire alla legge che trovano nell'intimo della loro coscienza: sarebbe puerile il giudicare Achille coi dettami dell'evangelica umiltà; tentatelo; cadrete nel ridicolo inevitabile della parodia.
Spetta al secolo decimottavo il vanto di avere indicata la vera misura della giustizia; la teoria dell'utile, annunziata da Locke e perfezionata da Bentham, aveva solo il difetto di dimenticare il principio stesso che supponeva. Supponeva l'ascetismo, lo invocava: non istabiliva forse per principio l'interesse naturale e generale? l'interesse generale non suppone forse l'abnegazione nell'individuo che ne partecipa? questo sacrifizio non giunge forse fino alla santa contraddizione del sacrificio intero dell'interesse? Supposta la legge del sacrifizio, la teoria dell'utile misurava i doveri, riformava le antiche leggi, mutava l'aspetto della società, precisa ed esatta quanto la meccanica, essa fu applicata da uomini che rinnovavano l'entusiasmo degli antichi apostoli di Cristo. I teologi e i metafisici l'hanno confutata fieramente, le hanno rimproverato con amarezza la soppressione del principio obbligatorio volevano sottinteso che incoraggiasse le passioni, la sovversione della società. L'inganno è patente, si assalivano i meriti più che i difetti della teoria dell'utile, troppo odiosa perchè consacrata dalla rivoluzione.
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