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      Questi sono i meriti della teoria dell'utile, che sopprimeva le mani morte, i fidecommessi, i maggioraschi e gli altri baluardi del clero e della nobiltà; combattendo sempre a nome dell'interesse pubblico, e poi immedesimandosi con tutte le scoperte dell'economia politica, perchè ogni utile concetto fosse attuato nel seno dell'Europa, troppo lungamente illusa dalle chimere di un bene, nel cui nome si desolava la terra. Se l'eclettismo francese, se tanti professori, in mezzo alla dottrina loro egoisti e servili, avessero detto tutto il vero sulla teoria dell'utile, noi applaudiremmo senza amarezza; ma dicono il male, taciono il bene, sottilizzano, tolgono un errore metafisico affinchè s'inciampi in un'altra metafisica, la quale spinge diritto all'inciampo massimo della religione e quei che predicano il principio della giustizia sono quelli che guidano all'ingiustizia.
     
     
     
      Capitolo V
     
      LA MORALE E UN'OPERA DI POESIAE DI SCIENZA
     
      Il diritto si fonda sulla coscienza e si misura coll'utile; esso è dunque un'opera di ispirazione e di calcolo.
      L'ispirazione giuridica non può essere descritta direttamente; si sente come le altre ispirazioni; la parola non può indicarla se non per mezzo di metafore e di figure. Dunque, il poeta è il testimonio privilegiato, l'interprete naturale dell'ispirazione giuridica; solo egli afferra la poesia della vita, e pertanto solo può afferrarne l'antitesi giuridica: signoreggia le armonie della felicità, quindi svela necessariamente le armonie del sacrifizio. Sciolto da ogni vincolo reale, libero di creare gli eroi, d'inventare un mondo fantastico, dipinge la vita meglio dello storico, e pertanto sviluppa la rivelazione morale più veracemente dello stesso legislatore.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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