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      In lui questa rivelazione si svela fatalmente e involontariamente a tal punto, ch'egli, testimonio del diritto, può ignorare la legge che descrive. Gli è così che il Ramayana, l'Iliade e la Divina Commedia sono i più grandi monumenti dell'ispirazione giuridica. Siano direttamente interrogati, non vi si troverà alcuna legge, alcun dettato giuridico; i minuti particolari dell'antica legalità vi saranno assolutamente soppressi, se vi si incontrano sarà a caso, e non c'istruiranno. Il frammento di una legge antica sarà più esatto che la più sublime delle epopee. Ma la poesia ci mostra la coscienza dei popoli, l'entusiasmo della giustizia, la forza dei principj, e quel furore di sacrifizio che precipita i popoli alla guerra, alla morte per difendere il diritto.
      Grozio cita di continuo i poeti, adorna le sue dimostrazioni colle massime degli antichi; si sforza di mostrare che i poeti confermano il suo dire, che il genere umano ha sempre approvato le sue dottrine. Il concetto era profondo; il metodo falso. Interrogata materialmente la poesia, dà responsi contraddittorj o insignificanti; invece di mostrare l'umanità del genere umano nelle idee del giusto, mostra la guerra universale dei dogmi ed i diversi diritti che ne scaturiscono. Grozio entrava senza guida in un labirinto senza uscita; le sue citazioni poetiche, lungi dall'illustrare la sua dottrina, l'avrebbero oppressa se non fossero state scelte a disegno, vale a dire con mala fede letteraria, giustificata da un errore scientifico.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Ramayana Iliade Divina Commedia