Ciò che in essi trovasi necessario è l'unità. La politica e la poesia riconoscono egualmente siffatta necessità. La politica dichiarava già con Machiavelli esser mestieri all'uomo che fonda uno Stato o una religione di esser solo all'impresa: il fato stesso del meccanismo lo vuol solo all'opera; e Machiavelli citava Romolo, che si scioglieva da Remo e da Tazio: regola eterna a cui il Cristo e Budda si conformano egualmente. È probabile che Teseo, Romolo, Budda non abbiano mai vissuto: che importa? Sono figli della leggenda, figli dell'epopea, e la poesia non s'inganna, essa pure vuole l'unità nell'uomo d'azione. Essa non lo segue nella necessità meccanica che lo fa esser uno all'opera; nè quando uccide Tazio o Remo, non lo segue nel lavoro materiale e minuto, per cui stabilisce il suo io solo al cospetto del popolo, la poesia fa di più; contemplando la civiltà nel suo procedimento, la vede una, la scopre una, vede la fede e la vita, l'ascetismo e l'interesse, la carità e la scienza congiunte nella civiltà; e il traslato che la fa essere opera di un artefice, trasporta necessariamente all'artefice l'unità. - V'ha nella storia della filosofia un momento solenne, come l'apparire di. una religione; è il momento di Socrate: qui un uomo deve raccogliere le rivelazioni di tutte le scuole, e sfidare sulla piazza di Atene gli Dei di tutta la Grecia. Ebbene, Socrate è solo, nessuno lo compie; non incontra neppure un avversario che sia la sua antitesi, è un uomo di azione, cioè intelligente e credente, vitale e disposto al sacrifizio della vita.
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