Il cristianesimo aveva inteso la realtà della fede e della ragione, ed esigeva la fede e credevaosi vero. Quando si volle che il cristianesimo divenisse logico e coerente in ogni suo punto, si volle la fede conciliatacolla ragione: si considerò quindi la fede nelle cose credute, la ragione nelle cose ragionate: la fede fu identificata colla leggenda cristiana, la ragione colla scienza propriamente detta. Ma la leggenda e la storia, il Cristo e la natura si contraddicevano, la contraddizione era positiva; abbisognava una soluzione, e la soluzione era evidente; consisteva nel respingere l'errore per seguire la verità, nel negare la leggenda per accettare la storia. Per mala ventura la soluzione doveva esser data dalla metafisica, ch'era la scienza del tempo; ma essa confuse la contraddizione positiva dela leggenda e della storia colla contraddizione eterna della fede e della ragione. Invece di negare gli errori del cristianesimo, cercò ad un tempo l'equazione tra la leggenda e la storia, tra il Cristo e la natura, tra la fede e la ragione. Talora spiegò la natura, la ragione colla fede, talora spiegò la fede, il cristianesimo colla ragione. Questo lavoro stravagante creava la scolastica.
Si seguano tutti i dottori da Abelardo fino ad Occam; si troverà che tutta la scolastica è lo sforzo supremo dello spirito umano per trovare un passaggio dalla fede considerata nelle cose credute, alla ragione considerata nelle cose ragionate. Che fa Abelardo? Scrive il sic et non, espone le tesi e le antitesi del cristianesimo.
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