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      Ancora un'obbiezione: se il diritto è negativo, se nessuno ci può costringere ad esser virtuosi, ne risulta che abbiamo diritto ad ogni vizio individuale, che possiamo proteggere i nostri vizi colla forza, e che il diritto può essere l'egida dei vizio. Si, hannovi diritti immorali, benchè il diritto difenda solamente la moralità. Perocchè la morale è assolutamente libera, sorge dalla mia volontà, dal mio giudizio, dalle mie idee: se non è libera, non è morale; se la mia azione è forzata, non è santa. Ora, il diritto difende la morale fin nel suo principio, nell'essenza stessa della sua libertà; per proteggere la virtù, protegge il vizio. Essa difende la perversità meramente individuale, solitaria, inoffensiva, per difendere la moralità del genere umano. Ma il diritto immorale non è mai positivo, è sempre negativo; l'uomo ha il diritto di essere malvagio per sè, non ha il diritto di esigere l'omicidio anticipatamente pagato al sicario. Di là tutte le differenze tra la morale e il diritto.
      La morale comincia in noi, e finisce in noi: protegge l'intero nostro destino: il diritto comincia e finisce fuori di noi, perchè l'uomo assolutamente isolato non avrebbe diritti, nè doveri giuridici. La morale domina tutti i nostri interessi, dirige tutte le nostre azioni; dinanzi ad essa appena possiamo concepire un atto moralmente indifferente. Il diritto ci impone solo di rispettare le azioni de nostri simili; il suo precetto è negativo; quando non è violato dinanzi ad esso tutte le azioni sono indifferenti.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693