Nessuno avrà diritto di protestare contro di me; se avrò danneggiato altrui, sarà danno, non ingiuria; potrò concludere col filosofo della corruzione, Vittorio Cousin: «Quell'uomo che soffre, e forse muore, non ha il menomo diritto sulla mia fortuna, fosse pure immensa; e se ricorresse alla violenza per togliermi un obolo, commetterebbe un delitto.» Il proprietario ha il diritto di affamare il genere umano.
Tale è la tesi della proprietà, ed è precisamente la tesi che la distrugge. Se io sono libero, tutti gli uomini sono egualmente liberi; se io ho diritto a tutto, il mio simile ha un egual diritto a tutto; se la mia morale non può attuarsi senza por mano alle cose, anche la morale de' miei simili non può attuarsi senza toccarle. La ricchezza dispone della libertà, della felicità, dell'intelligenza, dell'industria; è árbitra della vita degli uomini; senza il dato di un capitale, io cado schiavo del mio salario, schiavo dello Stato, schiavo dell'esercito. Posso io conservarmi, perfezionarmi quando mi vengono negati tutti i mezzi di lottare colla natura? quando la mia libertà si riduce ad una possibilità illusoria, ad un'entelechia che deve rimanersi nel vuoto? Dunque il povero ha tutti i diritti del ricco; il popolo tutti i diritti del privilegio; l'umanità ha tutti i diritti del patriziato. Dunque se la proprietà è illimitata nell'individuo, lo è in tutti gli individui; dunque la proprietà conduce alla comunanza universale. Quanto più si vanta il diritto del proprietario, tanto più lo si nega, perchè con egual forza si ripete in tutti.
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Vittorio Cousin Stato
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