Pagina (463/693)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Qual'è adunque il titolo nel quale Platone fonda la comunanza? È il ben pubblico; è appunto quel bene che scaturisce dalla morale; la sua repubblica è retta da uomini che disprezzano la ricchezza; le sue leggi sono leggi morali, i suoi magistrati sono sacerdoti, la sua città è una chiesa. Ne addiviene che egli combatte la proprietà a nome del principio che la fonda, a nome di quella stessa virtù morale che la invoca per proteggere il suo libero sviluppo.
      La contraddizione non isfugge ad Aristotele, che primo a difendere la causa della proprietà, ritorce contro Platone il titolo stesso della comunanza. L'interesse pubblico, dice Aristotele, deve attivarsi dall'interesse privato; convien provocare l'operosità di ogni cittadino, stimolarla, interessarla coll'incentivo della proprietà. La comunanza non interessa alcuno; essa toglie ogni motivo d'operare, non provoca la cupidigia dell'uomo; sopprime lo stimolo della proprietà, lascia intorpidire la società nell'inerzia di tutti. Se si decretasse la comunanza, i cittadini, non potendo resistere all'impulso della natura, ristabilirebbero la proprietà, i più industri diventerebbero i più ricchi, e i più ricchi troverebbero il modo di proteggere i loro averi, e di sottrarli alla comunanza generale. Secondo Aristotele, l'interesse pubblico è adunque il titolo della proprietà; ma qual'è la forza di questo titolo? Io non sono proprietario sen non perchè sono il miglior amministratore del mio avere. Lo Stato me lo confida; la mia proprietà sorge dalla comunanza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Platone Aristotele Platone Aristotele Aristotele Stato