Ciò posto, chi assicura che non mi venga mai a simil titolo ritolta? Chi mi garantisce contro la confisca, contro l'imposta, contro la soppressione dell'eredità, contro una legge che sostituisca l'usufrutto alla proprietà? Aristotele non risponde; la sua proprietà ci lascia sul pendio della comunanza; è un atto di migliore amministrazione, senza essere un diritto; è una decisione precaria della società; decisione che può variare e modificarsi indefinitamente, fino a ricondurci quasi alla comunanza. Nel fatto, tutte le teorie del socialismo sorgono dal principio dell'utilità pubblica; e perchè non rispettare i più grandi abusi della proprietà, se non si vuole l'interesse di tutti? Così il bene pubblico legittima egualmente la proprietà e la comunanza. Il dilemma sfugge alla metafisica del pubblico interesse.
Gli altri titolo non sono più validi: fu considerata l'occupazione come base della proprietà. «Io sono libero,» si disse; «dunque prendo quanto desidero; occupo il campo che mi piace, la terra che abito, quella che vorrei abitare. La mia libertà consacra l'occupazione, quindi mi dà il diritto di spingere il Dio Termine quanto voglio; dunque l'occupazione sottrae la proprietà all'antitesi della comunanza.» Lo concedo; ma tutti gli uomini sono liberi, tutti eguali, tutti hanno lo stesso diritto d'occupazione, e questo diritto conduce alla comunanza universale. La vostra occupazione è un fatto transitorio, momentaneo: come volete che v'infeudi per sempre una terra escludendo da essa tutti i vostri simili?
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Dio Termine
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