Io non so se debbasi ammirare più la lena di Proudhon o la collera de' suoi avversari. Tutti i fanatici del diritto di proprietà, sonosi trovati nell'impossibilità di rispondere una parola alla sua polemica. Eppure la risposta era facile. Qual'è il ragionamento di Proudhon? Egli dimostra che non si può dedurre logicamente la proprietà da veruno dei titoli di proprietà. La libertà, egli dice, non è la proprietà, dunque non la fonda; - l'occupazione non è la proprietà, dunque non può costituirla; - il lavoro non è la proprietà, dunque non può legittimarla, ecc. - Proudhon mostra che fra la proprietà ed i titoli per cui si difende, non havvi identità, nè equazione, nè deduzione; e la Sorbona e l'Istituto non sono ancora rinvenuti dalla sorpresa! Non si sono accorti che l'identità, l'equazione e la deduzione distruggono del pari la comunanza e la proprietà, la eguaglianza e la libertà; non si sono accorti che il movimento logico che distrugge la proprietà è l'identico movimento che annienta l'alterazione, il rapporto tra le cose, il soggetto, l'oggetto di ogni pensiero. Coll'identico ragionamento si può dire: - l'io non è il non-io, dunque non lo conosce; - il fanciullo non è uomo, dunque non lo diventerà mai; - Socrate è vivo, chi vive non muore; dunque Socrate non morrà. Questo ragionamento disgiunge le une dalle altre tutte le nozioni, e spinge alla contraddizione chi vuol ricongiungerle. La contraddizione è senza uscita, universale, inconcludente; e ogni soluzione promessa sarebbe nuovamente contraddittoria.
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