La tirannia della rendita sorge, non dall'interesse, non dall'affitto, ma dalla ineguaglianza delle proprietà. L'interesse, l'affitto sono cause indirette dell'abuso, non sono cause se non subordinate alla proprietà: se vivete di rendita dovete attribuirlo alla vostra fortuna, ai vostri capitali, alle vostre case, ai vostri campi: se le fortune fossero eguali, potreste voi rimanere nell'ozio, darvi ai piaceri, non curarvi del lavoro? potreste rendere tributari dei vostri capricci gli operai, le fabbriche, il commercio? È ancora l'ineguaglianza de' capitali che genera la tirannia dei banchieri: se la banca fosse sociale, se non fosse un monopolio dei più ricchi, se questo monopolio non aumentasse di mille doppi procurandosi i privilegi accordati dal governo, diventando unico, legale nelle banche dello Stato; insomma, se l'ineguaglianza non fosse nel principio, non sarebbe nei profitti, non diventerebbe un vizio, nè una tirannia nelle conseguenze. Sia stabilita l'eguaglianza delle fortune; il mutuo, l'affitto diventano scambievoli, facili; quanto si guadagna, altrettanto si perde; le differenze rimangono minime; non rappresentano se non il fato della materia, l'intervento del caso, inevitabile in ogni atto della vita.
La missione della rivoluzione non è di combattere direttamente l'interesse del denaro o l'affitto dei campi e delle case, ma bensì di combattere direttamente l'ineguaglianza primitiva dei beni, il riparto attuale delle fortune sociali, la distribuzione vigente delle ricchezze.
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