La rivelazione della vita conduce alla famiglia; il ritmo della vita suppone i due sessi, li avvicina, oltrepassa l'atto dell'amore, protegge la gravidanza della sposa, protegge la madre lattante, l'affeziona al figlio per eternare l'opera sua. Nulla sfugge a questo sentimento; l'arte non sarebbe possibile se facesse comparire sulla scena esseri neutri, senza padre, senza madre, senza figli; havvi dunque la vita della famiglia, la poesia della famiglia. Essa comanda all'intelligenza, e l'intelligenza ne attua le aspirazioni nel mezzo del meccanismo esteriore. Qui l'intelligenza prevede la prole che nascerà, la vecchiaja dei genitori: essa determina gli interessi della famiglia, ordina la famiglia. Tale è l'opinione di tutti i popoli. L'antichità considerava il matrimonio come una invenzione, l'attribuiva a Fou-ki, a Teuth, a Cecrope; lo riponeva tra le prime scoperte in un coll'aratro, colla scrittura, coll'arte di fondere i metalli. L'opera vitale del matrimonio interpretata dai legislatori si trova poi sorretta dalla rivelazione morale, che sorge parallela agli interessi della famiglia. Chi insegna all'amore la religione dell'amore? Nessuno; la natura. Chi insegna all'uomo essere il parricidio il più nefando dei delitti? È la natura. Il ritmo morale segue il ritmo poetico; ad ogni interesse della famiglia corrisponde un dovere; l'intelligenza determina l'interesse, il cuore dètta il dovere.
Se ci scostiamo dalla rivelazione, manca la vita, manca il sentimento, ci troviamo in presenza dei dilemmi eterni dell'amore; chi tenta di scioglierli, crea il matrimonio che chiamerò metafisico, la famiglia metafisica; ed ogni diritto, ogni dovere sfugge all'arida impotenza del falso, per ricadere Delle contraddizioni critiche dell'amore comandato.
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Fou-ki Teuth Cecrope
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