- Vogliamo noi determinare metafisicando se il matrimonio ammette la poligamia o prescrive la monogamia? Non v'ha dato per rispondere a priori; la poligamia e la monogamia formano un dilemma. L'idea che il matrimonio è un contratto non vale a respingere la poligamia: il contratto, non obbliga se non nei limiti del contratto, può essere stipulato sotto le condizioni della poligamia e della monogamia, e il contratto lascia sussistere il dilemma. Nessuna considerazione fisica può scioglierlo; se Gesù Cristo disse: eritis duo in carne una, se l'atto dell'amore è essenzialmente monogamo, pure la maternità lascia libero l'uomo di cercare altra compagna; l'atto dell'amore è monogamo anche nel toro e nel gallo, destinati dalla natura alla poligamia. Le considerazioni morali prese nella loro astrattezza non tolgono il dilemma. L'amore, dicesi, è esclusivo, identifica due vite, due destini: ebbene? Si tratta di sapere se il matrimonio deve obbedire all'ideale dell'amore, se la legalità deve seguire Platone, comandare l'imitazione di Eloisa o di Beatrice; si tratta di sapere se la legge deve imporre ad ogni onest'uomo di perpetuare in casa sua l'istante del delirio poetico, che congiunge due esseri involati dall'amore al consorzio dei viventi. E se guardansi dappresso gli ideali dell'amore, l'ordine superiore di adorare una donna in eterno, non si trova consigliato da Petrarca, nè da Dante nè da Platone, nè da alcuna leggenda cavalleresca, nè, in generale, dalla poesia, che distingue benissimo la diade dell'amore da quella del matrimonio.
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