Platone consiglia la comunanza; Petrarca vive poligamo, i cavalieri amavano l'altrui donna; se l'avessero sposata, la poesia li avrebbe obbligati a scegliere un'altra signora. Concesso poi che la poesia tenda alla monogamia, la poligamia ha i suoi poeti, le sue leggende, le sue dolcezze; Sacontala si oppone alle nostre eroine monogame; le donne orientali intendono meravigliate ed ironiche il meschino matrimonio a cui si condanna l'Europeo. Quindi i costumi, gli usi non valgono alla volta loro a sottrarci al dilemma: se l'Europa accetta la monogamia, l'Oriente rimane nella poligamia; se il Nuovo Testamento vuole il matrimonio europeo, l'Antico Testamento celebra il matrimonio de' patriarchi. Ascoltiamo un Padre della Chiesa: «Qual delitto possiamo noi imputare,» egli dice, «al santo uomo Giacobbe di aver avuto più donne? Se consultate la natura, egli si è servito di queste donne per aver figli; se consultate i costumi, i costumi autorizzavano la poligamia; se consultate la legge, nessuna legge vietava la pluralità delle donne».
Chi governerà la famiglia? La metafisica non può trovarle un capo. Perchè l'uomo avrebbe il diritto di comandare? La sua forza è solo un fatto materiale, costringerà la donna senza obbligarla; la sua intelligenza può non essere superiore a quella della donna; il suo sesso per sè non dà diritto al comando; chi sarà dunque il capo? Senza un capo, il matrimonio istituisce la guerra perpetua nella famiglia; dato un capo, si giunge alla tirannia. Poi, quali saranno gli obblighi vicendevoli dei coniugi?
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