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      La legge deve governare il matrimonio, perchè non può lasciare al caso il riprodursi della specie, l'iniziarsi dello Stato e dell'umanità. Impotente a raccogliere dalla culla ogni vivente, incapace di sorgere colle forze sole della comunanza, lo Stato deve imporre all'amore tutti i pesi della comunanza, e subordina tutti i contratti dell'amore ad una formola unica e comune a tutti i cittadini. Quale sarà questa formola?
      In primo luogo, proscrive la poligamia e la poliandria, perchè l'umanità è in ogni uomo, in ogni donna e l'umanità respinge la poliandria che suppone l'uomo dominato dalla donna, la poligamia che suppone la donna dominata dall'uomo. Nella nostra rivelazione il contratto della schiavitù è perento ex jure. L'obbligo della fedeltà reciproca nasce dall'eguaglianza dei coniugi, è voluto dalla vita che s'esprime colla forza della gelosia, dell'orgoglio, è consacrato dalla coscienza, dal pudore, dalla morale. Non parlo d'altri interessi per cui l'adulterio diventa un furto. L'obbligo della fedeltà non soffre eccezioni: nessun popolo è supposto nemico, nessuno straniero deve diventare amico coi vincoli del sangue: l'infedeltà spartana non è prevista, è proscritta; se nasce consentita è mercato infame, in cui sono stipulati vantaggi eslegi, fuori dell'ordine generale e naturale dell'umanità quale a noi si rivela. La libertà, l'eguaglianza, la moralità dei coniugi suppongono la libertà reciproca del divorzio; la legge non deve aggiungere ai sacrifizi imposti all'amore quello del matrimonio indissolubile nell'interesse della prole.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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