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      Il più ingegnoso inventore trovasi nella dipendenza del più rozzo benestante: nè può proteggere la scintilla del suo genio sfuggita all'avida previdenza del capitale, senza divenir servo per indi divenire alla sua volta ricco e malefico. Finchè sussiste il diritto di ereditare, la libertà, l'eguaglianza, la fratellanza, saranno divisioni: da senno il povero può credersi l'eguale del ricco? dov'è l'eguaglianza? Nella astrattezza metafisica, che dimentica il vivere sociale per non considerare se non il nascere, il morire, il funzionare del corpo umano. L'eguaglianza cristiana era più schietta, svolgevasi in cielo: la metafisica, sostituendosi al cristianesimo, restò con un'eguaglianza che non tocca nè al cielo, nè alla terra. L'astrattezza del suo concetto riesce ad un equivoco, e l'antica società passa a traverso l'equivoco colla chiesa e coi signori.
      La metafisica s'ingegnò di cercare un termine medio, un titolo per passare dalla proprietà all'eredità. D'indi più teorie. - L'una di esse invoca ingenuamente la morale. «Ogni cittadino,» si dice, «ha il diritto di immolarsi ai posteri, non può esser morale senza sacrificarsi all'avvenire; dunque il diritto protegge il cittadino nel momento in cui trasmette la sua fortuna ai posteri, perchè serva d'istrumento al perfezionarsi della società. Chi riconosce la libertà riconosce la proprietà, chi ammette la proprietà ammette l'eredità.» D'accordo; avete il diritto di offrire la vostra fortuna: ma havvi un abisso tra il diritto d'immolarvi alla posterità e il diritto di legare ai vostri figli il vantaggio della vostra fortuna.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693