Il padre non è amministratore, è proprietario; il figlio non è consocio, è un estraneo; la eredità svanisce. La teoria si sforza di sopravvivere al feudo coll'espediente delle aspettative; si asserisce che, vivendo col padre, il figlio si abitua a considerare i beni paterni come suoi, si pretende che la società non deve affliggere l'onesta aspettativa del figlio, che s'attende ad arricchire colla morte del padre. Vergognose sottigliezze! turpitudini filosofiche! Ed è triste il vedere che uomini di scienza mettano sulla bilancia, da una parte, la cupidigia dell'erede trasformata in diritto, dall'altra, l'ignoranza forzata dei diseredati, la fame del popolo: e metafisicando, diano ragione alla cupidigia. - Una quarta teoria porta il nome di Leibniz, e vuol lasciare al proprietario il diritto di disporre de' suoi beni, per non turbare l'egoismo dell'anima sua, che suppone attristata se vedesse il suo avere utilizzato dalla patria. Che dire? Preso per ogni lato, la metafisica dell'eredità è la quintessenza dell'egoismo feudale; rappresenta ora la comunità d'una famiglia divisa dalla società, ora l'aspettativa d'un egoista ora il pensiero di un'anima eternamente avara del suo. - L'ultima teoria che meriti di essere richiamata, giustifica l'eredità colla considerazione che devonsi accordare al padre i mezzi di assicurare l'educazione dei figli: e qui il principio invocato basta a distruggere la conseguenza dell'eredità. Che chiedete alla patria? il diritto di educare i figli? Educateli; la natura accorda al padre il tempo di sorvegliare l'educazione del figlio.
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Leibniz
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