Il feudo sussiste nel diritto del figlio ad una parte della successione del padre, nella presunzione legale che regola le successioni legittime, lasciando ad ogni famiglia tutti i beni da lei accumulati dal principio del mondo. La legge veglia con tenera sollecitudine perchè ogni suo membro non subisca alcun detrimento, veglia sul prodigo; accorda al padre, alla madre, anche ai fratelli, il diritto di impedire che riducasi allo stato infelice di dover vivere col lavoro delle sue mani. Tutti i membri della famiglia sono eguali; ma il padre ha un diritto di disponibilità, per falsare l'eguaglianza a profitto del primogenito, può preferire al primogenito, ciecamente scelto dalla legge feudale, un altro figlio più atto a rappresentare lo splendore della famiglia; in ogni modo può lottare con successo contro l'eguaglianza del diritto di succedere. La primogenitura, il maggiorasco, il feudo sono aboliti; ma la legge trasforma la famiglia del ricco in una comunità di egoisti, in un convento di delizie. I beni non sono più giuridicamente vincolati in eterno al lustro di poche famiglie; ma la legge, governata da equivoche astrattezze, non operò positivamente. Disse a tutti gli uomini detentori di feudi: pensiamo a noi, non all'avvenire; Edamus et bibamus. Quindi accordato al padre il diritto di dissipare la sua fortuna, accordato ad ognuno il diritto di alienare i suoi beni; quindi raddoppiati, estesi i diritti dell'ozio; diminuiti nei nobili, ma partecipati ai borghesi. L'egoismo operò solo nell'abolizione dei feudi; la rivoluzione dell'89 divenne una rivoluzione di egoisti e di cadetti.
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Edamus
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