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      Qual'è dunque il principio morale della grande proprietà? Non è più la casta, non è più il patriziato, non è più la feudalità; questi principj rendevano alla virtù l'omaggio dell'ipocrisia, in oggi tocca al vizio di consacrare la proprietà. Non si può fare l'apologia del ricco senza fare quella del vizio.
      L'eredità è dunque il tesoro in cui la rivoluzione deve metter mano per alleviare la pubblica miseria. Il credito gratuito, l'abolizione della rendita, il comunismo negativo, il falanstero sono mezzi o falsi o metafisici essi spingono la società verso l'impossibile. L'eredità limitata nella misura della necessità, ecco la via semplice e naturale del progresso. Qui la morale protesta, la legge è armata, l'amministrazione possiede tutti i mezzi per impadronirsi dell'eredità; mentre il capitale e la rendita si rendono invisibili, e possono rivoltarsi con satanica energia. Nell'eredità si colpiscono uomini che non esistono ancora, individui a cui si toglie quanto non hanno mai posseduto. Colpite la rendita, il capitale? Voi colpite la possessione, voi provocate resistenze disperate; combattendo la proprietà, sarebbe forza uccidere i proprietari: gli uomini dimenticano più facilmente la perdita de' parenti, che la perdita de' beni. Coll'abolizione dell'eredità si compie l'abolizione del feudo e del convento, si cammina sulla gran via dell'umanità.
      Non ignoro le obbiezioni che possono essere fatte da voci amiche: si dice facile al padre d'eludere la legge dell'eguaglianza. Rispondo, che la legge deve armarsi contro il dolo, ma ignorare la frode.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693